Definita comunemente “cervicale” anche se il termine corretto è Cervicalgia o artrosi cervicale, questo disturbo è un dolore generalmente diffuso al collo ma che interessa anche la zona frontale, tanto da dare origine a mal di testa caratterizzato da una cefalea tensiva che dalla base del cranio si irradia fino agli occhi. Si possono distinguere diverse tipologie di dolore cervicale, principalmente si tratta di dolori di tipo artrosico, oppure di dolori di tipo infiammatorio. Altri sintomi più comuni possono essere traumi da sport, il classico colpo di frusta, contratture muscolari e sforzi. Il tratto cervicale è composto da sette vertebre Cervicali, numerate da C1 a C7. La prima e la seconda vertebra consentono il movimento del cranio e della testa, la prima vertebra è denominata Atlante, prende il nome dal titano che portava per punizione sul suo collo l’intero cosmo, anche nel nome quindi, si sottolinea l’importanza di questa parte del nostro corpo che ha il compito di sostenere tutta la testa di qualsiasi individuo.
La nostra cervicale sostiene i nostri pensieri, l’impegno mentale, paure e preoccupazioni.
Anche se in molti casi il dolore può essere causato da posture scorrette, sedentarietà eccessiva, traumi al collo, umidità o altro, la cervicale è principalmente un disturbo psicosomatico, riconducibile a stati emotivi di forte stress e ansia. Il tratto cervicale, infatti, oltre a sostenere il capo, supporta anche la coscienza, le paure, la volontà e i pensieri di ognuno di noi e tutto il peso della testa appoggia in questo punto sulla colonna vertebrale. La cervicalgia rivela un legame simbolico la cui vera chiave psicosomatica risiede nel senso di responsabilità avvertito in maniera spropositata. In pratica, gli individui che soffrono di cervicoalgia sono spesso persone che si distinguono per un carattere eccessivamente rigoroso che sfocia nell’assumersi a volte responsabilità troppo grandi o troppo numerose da supportare. In genere chi NE soffre esercita un’attività riflessiva molto intensa ed è molto determinato nel perseguire la direzione intrapresa, anche se questa si rivela molto faticosa. Da qui deriva un irrigidimento dei muscoli e dei tendini della zona cervicale.
Perché è importante non sottovalutare i problemi di cervicale
La cervicalgia rappresenta una spia di un disagio molto importante e da non sottovalutare se si vuole prestare maggiore cura e attenzione su alcune problematiche psicofisiche che stiamo attraversando. Una volta analizzate quelle che possono essere le cause fisiche, dalle posture sbagliate ai traumi agli stati infiammatori, si deve osservare il disturbo in maniera più completa. All’origine del dolore, in realtà possono esserci fattori come ansia, stress o altri disagi psicologici, e per questo è utile ricorrere all’interpretazione della postura del collo, in quando ogni deformazione del tratto cervicale ha un significato simbolico ben preciso. E’ molto importante osservare i comportamenti e le posizioni che vengono assunte quotidianamente, in molti casi in maniera inconsapevole e nel confronto con gli altri. In particolare gli atteggiamenti di rigidità a carico del collo rivelano insicurezza, mancanza di autostima e senso di inferiorità.
Il collo come evidenziatore delle nostre emozioni
Il collo è un importante crocevia e punto di passaggio delle nostre emozioni e quando si accusano disturbi in quest’area del corpo vuol dire che tra le parti interessate viene a mancare l’equilibrio e la capacità di orientarci nello spazio che ci circonda. Ciò che nasce nel cervello prima di mettersi in movimento, passa dal collo. Se il tratto cervicale viene colpito da un irrigidimento delle vertebre, il collo diventa rigido ed è come se perdesse la sua funzione di raccordo fra la testa e il resto del corpo. Quando questo succede è la ragione a prevalere, il che comporta inevitabilmente una maggiore insofferenza e quindi ansia e stress. La persona con il collo rigido non è in grado di orientarsi nello spazio, guarda solo verso una direzione, non è in grado di avere una visione chiara e “panoramica” di ciò che lo circonda e quindi vive senza cogliere gli stimoli e le opPortunità che la circondano, come se avesse gli occhi bendati.
In altri casi il collo può essere proteso in avanti, posizione tipica di coloro che volgono lo sguardo solamente verso il futuro, mentre le persone “senza collo”, ovvero quelle in cui le vertebre riducono lo spazio che le separa e la colonna si accorcia, sono solide e concrete e resistono alle responsabilità che si pongono davanti.
> Vedi anche: Altre malattie psicosomatiche