Sindrome del colon irritabile: definizione
La sindrome del colon irritabile è, per definizione, “una serie di disturbi persistenti all’alvo intestinale che non dipendono da alcuna patologia lesionale conosciuta”. Ad oggi, rispetto ai disturbi del colon, è la più comune ed è associata ad alcuni sintomi specifici come ad esempio:
- Dolore addominale che migliora con la defecazione
- Cambiamento nella frequenza e nell’aspetto della defecazione
- Presenza di muco
- Sensazione di gonfiore addominale
- Cambiamento nel passaggio delle feci (ad esempio con sforzo o con urgenza)
- Mal di testa
- Letargia
- Frequenza nell’urinare
- Mal di schiena
- Flatulenza
Associati a questi sintomi fisici, che devono perdurare per almeno tre mesi, solitamente al colon irritabile si associano anche sintomi psicologici come ad esempio ansia e depressione.
La sindrome del colon irritabile è una problematica molto diffusa e, purtroppo, poco o mal curata perché spesso sottovalutata. Nella nostra società è molto frequente perché si associa spesso ad un determinato tipo di lavoro (ad esempio manager, industria, campo accademico, imprenditori) molto stressante, con molta competizione, dove le persone devono necessariamente mantenere degli standard molto alti. E’ stata per molto tempo considerata una “malattia di genere” perché molto più presente nelle donne che negli uomini, anche se ultimamente anche questo sta cambiando. Quando una persona comincia a stare male e causa di questa situazione, può essere difficile tornare a star bene e la qualità della vita della persona ne risente,
Accade anche che le persone, sottovalutando il disturbo, decidano di ricorrere a metodi come la dieta, i lassativi, o la sopportazione, che purtroppo aiutano il cronicizzarsi del disturbo in quanto non consentono di rivolgersi ad un medico per una cura specializzata. Questo ovviamente porta a ulteriori problemi, sia fisiologici che psicologici.
Dr.ssa Luisa Merati
Da oltre 40 Anni sono Medico, Psicologa, Psicoterapeuta, Esperta di Medicina Psicosomatica e Ipnosi.
Istruttrice Senior di MBSR Mindfullness,
Pratictioner EMDR, Terapeuta Psiconcologa Metodo Simonton.
Ricevo privatamente a Milano
in Via Paolo Giovio 28
Le cause psicologiche del colon irritabile
Ecco quali potrebbero essere le maggiori cause psicologiche e sociali legate alla sindrome del colon irritabile:
- Le aspettative: spesso è difficile riuscire a conciliare i nostri desideri e le nostre aspirazioni con quello che effettivamente abbiamo la possibilità di fare. Capita spesso che le persone non si sentano all’altezza o che non reputino la vita che si sono creati all’altezza di quello che avevano immaginato. Questa discrepanza porta inevitabilmente ad un conflitto interiore che peggiora i livelli di stress.
- La comunicazione: non sempre le persone sono in grado di dire all’altro quello che dà fastidio, anzi. La maggior parte delle volte si cerca di “tenere dentro” quello che si prova per non creare problemi, non essere di peso. Ecco, il “tenere dentro” qualcosa è esattamente quello che poi può creare una sintomatologia psicosomatica.
- Il senso di colpa: le persone a volte si sentono in colpa e si assumono la responsabilità degli eventi negativi che accadono, che la responsabilità sia effettivamente loro oppure no.
- L’autocritica: concentrarsi su quello che gli altri pensano di noi senza riuscire a rinforzare la propria autostima da soli, oppure avere dei livelli elevati di critica verso se stessi. Si tende quindi a dare più importanza ai pensieri e ai bisogni altrui.
- I ruoli: abbiamo detto che questa problematica ha prevalentemente a che fare con il mondo femminile. Questo perche spesso, per le donne, si viene a creare un conflitto nel proprio ruolo di genere, ovvero rispetto alle modalità con cui ci si rapporta alla propria vita quotidiana e alla società dove si vive. Alle donne viene richiesta priorità per quanto riguarda il familiare (essere madri, accudire, compiacere) ma d’altra parte questo comportamento viene anche estremamente svalutato e giudicato inferiore, perché si pensa manchi di realizzazione personale, in particolar modo per quanto riguarda il lavoro. Quando ci si trova in mezzo a questo conflitto senza rendersene conto o credendo di non potervi porre rimedio, ecco che può insorgere la sindrome del colon irritabile.
Quando una persona ha una sindrome del colon irritabile si trova a prestare moltissima attenzione ai movimenti corporei che si vengono a creare. A volte si percepiscono, anche se sono minimi, altre volte si va in ansia senza che sia successo effettivamente niente ma solo per la paura che possa succedere qualcosa, di trovarsi in difficoltà fuori casa, ecc. A questo punto iniziano a crearsi dei pensieri negativi legati a quello che potrebbe succedere, allo star male, a quello che gli altri potrebbero pensare. In questo modo si crea purtroppo un circolo vizioso in cui ansia porta ansia, negatività porta negatività.
La cura per il colon irritabile
Come si può pensare di gestire questa situazione? Come abbiamo detto anche rispetto alle malattie psicosomatiche, è importante ascoltare il proprio corpo e cercare di capire come si sente, come ci sentiamo noi.
Spesso si paragona l’intestino al “secondo cervello” del nostro corpo perché è tramite esso che le nostre emozioni e le nostre difficoltà emergono, anche e soprattutto tramite la somatizzazione di stress e ansia. Questo perché produce una quantità molto elevata di serotonina, la quale regola il tono del nostro umore. La sindrome del colon irritabile, quindi, non ha solo delle cause organiche. È assolutamente giusto ed importante rivolgersi al gastroenterologo per valutare la sintomatologia fisica, ma spesso non è sufficiente. Le cause psicologiche e sociali della sindrome del colon irritabile sono molteplici e spesso è di aiuto rivolgersi anche allo psicoterapeuta. Come abbiamo detto, è sempre importante unire un trattamento fisiologico ad un trattamento psicologico. Agire con i farmaci, con la dieta o sulle cause fisiche sopracitate può aiutare di più se contemporaneamente si mette in atto anche un piano di supporto psicologico, per lavorare sui motivi per cui ci si trova in questa situazione. In questo modo si potrebbe ridurre innanzitutto la frequenza, poi l’intensità dei sintomi, con un netto miglioramento della qualità della vita della persona. Essere in grado di gestire meglio, l’ansia, la depressione, lo stress, aiuta anche nelle manifestazioni fisiologiche che questi disagi causano.
Tramite la collaborazione tra terapeuta e paziente, si potrà cercare di separare l’insorgere dei sintomi fisici con il crescere del relativo stress, provando a valutarli come se non fossero obbligatoriamente connessi. In questo modo si può provare ad interrompere il circolo vizioso che si crea puntando l’attenzione sui sintomi che si stanno attivando e di conseguenza sull’ansia che sta crescendo.
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Luisa Merati. 40 anni di esperienza
Affrontare il problema è il primo passo per provare a risolverlo.
Sono medico, psicologo e psicoterapeuta, sono esperta in ipnosi clinica, medicina psicosomatica, tecniche di visualizzazione e rilassamento. Curo il paziente nella sua totalità, considerando ogni patologia come risultato di una complessa interazione tra la mente e il corpo.
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