Che cosa è l’insonnia
Difficoltà a prendere sonno o interruzioni del sonno (passaggio dallo stato di sonno profondo a quello di veglia) sono debilitanti se protratti nel tempo. Subentra il cosiddetto stato di insonnia, che può essere a sua volta il campanello di allarme di altri disturbi psichici più gravi, quali la depressione e gli attacchi di panico.
Il sonno è un calmante naturale. Durante la notte il nostro corpo si rilassa e il cervello riduce la sua attività al minimo, rielaborando le informazioni e le esperienze che abbiamo fatto durante la giornata.
I bambini dormono 10-12 ore per notte, mentre per gli adulti il tempo raccomandato è mediamente di 7-8 ore.
Durante il sonno il nostro metabolismo rallenta, la temperatura corporea si abbassa, la pressione del sangue si stabilizza e i tessuti si rigenerano.
I sonnellini pomeridiani non forniscono lo stesso grado di rilassamento e di ristoro mentale dato dal sonno notturno. Il nostro corpo è settato per dormire durante le ore notturne e anche se crediamo che si possa recuperare il sonno “perduto”, questo non è in realtà vero.
Ma quanto sono diffusi i disturbi del sonno?
In Italia 9 milioni di persone circa soffrono di disturbi cronici del sonno, o in una parola d’insonnia, con conseguenti disturbi del giorno dopo (stanchezza, sonnolenza, deficit di memoria, incapacità di concentrarsi, ansia e disturbi dell’umore).
L’insonnia e i disturbi del sonno hanno gravi effetti sia sulla sfera personale che sociale, con un impoverimento della qualità della vita di chi ne soffre oltre a portare un danno economico alla Società in termini di giornate di lavoro perse e riduzione della produzione in ogni ambito.
Ma abbiamo sempre dormito nello stesso modo?
Lo storico Roger Ekirch sostiene che fino a metà del 1800 il sonno era un’abitudine che si componeva di due fasi distinte, un primo e un secondo sonno.
Tutti andavano a letto al calar del sole, dopo cena, intorno alle 9 e dormivano mediamente fino a mezzanotte.
Poi ci si alzava per un’ora o due (fase di veglia), per poi tornare a letto fino al mattino successivo.
Durante la fase di veglia si potevano espletare diverse attività come cucire, cucinare, parlare dei sogni o fare sesso.
Le abitudini potevano variare a seconda del luogo e della cultura locale, ma si sono trovati oltre 30 lingue diverse che parlano in quest’epoca, di un “primo sonno” e di un “secondo sonno”.
I cambiamenti sociali introdotti dalla rivoluzione industriale, dai ritmi di lavoro e dall’introduzione dell’energia elettrica domestica, al posto dell’illuminazione a olio, hanno spinto i nostri bisnonni a cambiare modo di dormire, introducendo il sonno in un’unica fase.
Insonnia e depressione.
Studi scientifici associano ansia a insonnia e insonnia a depressione.
Una persona che soffre di depressione e non si cura adeguatamente, con l’insorgere dell’insonnia ha più probabilità di ricadere in depressione: 40 volte superiori di chi non soffre di insonnia.
Lo stesso per le patologie cardiovascolari, quali l’ipertensione, dove l’insonnia gioca un ruolo nell’accelerare gli scompensi circolatori.
Quindi possiamo dire che l’insonnia è il campanello d’allarme di malesseri più gravi (sia psichici che fisici) che vanno tenuti sotto controllo, attraverso la cura dell’insonnia e il ritorno a godersi un sonno ristoratore, per corpo e mente.