L’asma è una malattia molto complessa, sia per cause che per effetti, è una malattia infiammatoria che coinvolge le vie polmonari e che viene considerata malattia psicosomatica soprattutto in riferimento al fatto che gli attacchi di asma possono essere scatenati o peggiorati in presenza di particolari emozioni come stress, ansia, stati emotivi negativi. L’asma viene di solito scatenata dall’inalazione di allergeni, ma è stata dimostrata anche l’incidenza di intense tensioni psicofisiche, soprattutto nei soggetti geneticamente predisposti. Tra le malattie psicosomatiche, l’asma riveste infatti un ruolo dominante, anche nella misura in cui molti studi relativi a cause ed effetti sono tra loro discordanti. In molti pensano che gli stati emotivi, in primis ansia e stress, influiscono in maniera determinante sugli attacchi d’asma. Altri invece sostengono che l’esasperazione di uno stato ansioso non abbia ripercussioni sull’asma.
Chi soffre di asma è maggiormente predisposto agli stati di ansia
E’ stato riconosciuto che chi soffre d’asma sia più predisposto ad ansia e depressione, in modo particolare nei periodi di esacerbazione della malattia. Rimangono tuttavia dubbi sull’interdipendenza delle due cose. Bisogna inoltre tenere presente che il paziente in una condizione di forte ansia o depressione potrebbe essere scarsamente motivato a seguire la terapia prescrittagli da un medico contro l’asma che, di conseguenza, si presterebbe ad un peggioramento.Naturalmente qualsiasi stato di stress eccessivo influisce negativamente sui sintomi di una malattia, soprattutto quando parliamo di una vera e propria “fame d’aria”, sulla quale potremmo aprire un lungo capitolo. Diverse sono le correlazioni asma-stress, se si analizza ad esempio nel dettaglio la fase iniziale di una crisi d’asma, ovvero un broncospasmo, condizione in cui i bronchi trattengono più aria possibile al loro interno, si può rimandare ad una azione fortemente evocativa in termini psichici. L’aria infatti è la nostra fonte di nutrimento primaria, senza aria, ancor prima che di acqua e cibo, non viviamo. Il respiro non a caso richiama immediatamente l’idea della sopravvivenza e con essa della nostra prima figura di riferimento: la mamma.
La paura di perdere gli affetti e il collegamento con gli attacchi di ansia: l’aspetto simbolico del respirare per restare in vita
Nascendo, effettuiamo il passaggio da un mondo protetto, quello del liquido amniotico del grembo materno, ad un nuovo mondo, del tutto ignoto. Per vivere dobbiamo respirare. Contestualmente, quando moriremo, cesseremo di farlo. I polmoni dunque, e in senso più ampio la respirazione, rappresentano la garanzia di uno spazio vitale conforme ai nostri bisogni. La vita è tale anche in virtù delle relazioni che intessiamo col mondo esterno. Proprio su questo aspetto si fonda l’altro aspetto simbolico dei polmoni. La cavità toracica, dove viene racchiusa tutta l’aria, rappresenta anche il luogo simbolo delle emozioni, dal riso al pianto, passando per la rabbia e il dolore. Ogni qualvolta che ridiamo, piangiamo, ci arrabbiamo, soffriamo, attiviamo fortemente la respirazione, in un flusso costante di “tenere dentro” e “buttare fuori”. Ecco quindi che ritorniamo così alla figura materna e alla paura di perdere gli affetti. La mamma, sin da piccoli, contribuisce al nostro benessere, la mamma accudisce e ci dona tutto quello di cui abbiamo bisogno. Quando cresciamo e comincia a porsi l’esigenza di diventare autonomi e fare delle scelte, la “gabbia affettiva” in cui siamo cresciuti comincia a starci stretta. Motivo questo per il quale tendiamo ad allontanarci. La mamma ne soffre e proietta la propria frustrazione sul figlio, al quale comincia a mancare letteralmente l’aria. OPPURE IL FIGLIO TEME DI ESSERE ABBANDONATO SE ESPRIME AGGRESSIVITA’ VERSO LA MAMMA ,REPRIME IL PIANTO E LA RABBIA L’asma in tal caso sarà indicativa del timore arcaico di essere privato della mamma, e quindi dell’aria, motivo per cui si cerca faticosamente di trattenere dentro la maggior quantità d’aria.
La paura e la difficoltà ad esprimere i propri desideri: La difficoltà di respirare e i collegamenti con l’asma
Quante volte,nel quotidiano, sentiamo dire, mi manca il fiato, mi manca il respiro, oppure ho dovuto trattenere il fiato dall’emozione. Analizzare nel dettaglio questi comportamenti che esprimono degli stati emotivi forti rappresenta il primo passo verso una consapevole analisi di quella che può essere considerata una malattia psicosomatica. L’asma è un sintomo corporeo di qualcosa che spesso è strettamente legato alla nostra interiorità. Far pace con le proprie emozioni e vivere senza il timore di esprimere i propri desideri possono essere un valido punto di inizio per aprirsi ad una vita rinnovata, dove riusciremo finalmente a respirare, in senso metaforico e non. Dire sì quando vorremmo dire no, effettuare una costante coercizione su quanto desideriamo e sogniamo, ci porta inevitabilmente a reprimere l’energia vitale. E cosa c’è di più vitale del respiro? Il senso di occlusione delle vie aeree, la respirazione affannosa, la necessità continua di soffiarsi il naso sono spie di un malessere che nutriamo nel profondo. Tratteniamo quando invece avremmo bisogno di liberare. Ecco quindi che si vanno a tacere le nostre emozioni quando dovremmo piuttosto dar loro voce. Dare sfogo alla propria rabbia, insofferenza, dolore è la prima concreta azione anti-asma. Questo perché il mondo delle emozioni costituisce un nucleo fondante nell’apparato respiratorio. Prediligere contesti sociali e relazionali più vicini alle nostre esigenze emotive ci consentirà di affrontare le criticità in modo più funzionale, abbandonando il timore che qualcuno o qualcosa possa privarci della nostra preziosissima “aria”.
Diversi sono i casi in cui difficoltà di respirazione sono collegati a difficoltà di relazionarsi. Respirare male, avere il naso chiuso, situazioni in cui si deve convivere con condizioni invadenti, opprimenti,